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      e sotto il giogo in questa parte e in quellastimolando i giovenchi. E come al capo
      giungean del solco, un uom che giva in volta,
      lor ponea nelle man spumante un nappodi dolcissimo bacco; e quei tornando
      ristorati al lavor, l'almo terrenofendean, bramosi di finirlo tutto.
      Dietro nereggia la sconvolta gleba:
      vero arato sembrava, e nondimenotutta era d'òr. Mirabile fattura!
      Altrove un campo effigïato avead'alta messe già biondo. Ivi le destre
      d'acuta falce armati i segatorimietean le spighe; e le recise manne
      altre in terra cadean tra solco e solco,
      altre con vinchi le venìan stringendotre legator da tergo, a cui festosi
      tra le braccia recandole i fanciullisenza posa porgean le tronche ariste.
      In mezzo a tutti colla verga in pugnosovra un solco sedea del campo il sire,
      tacito e lieto della molta messe.
      Sotto una quercia i suoi sergenti intantoimbandiscon la mensa, e i lombi curano
      d'un immolato bue, mentre le donneintente a mescolar bianche farine,
      van preparando ai mietitor la cena.
      Seguìa quindi un vigneto oppresso e curvosotto il carco dell'uva. Il tralcio è d'oro,
      nero il racemo, ed un filar prolissod'argentei pali sostenea le viti.
      Lo circondava una cerulea fossae di stagno una siepe. Un sentier solo
      al vendemmiante ne schiudea l'ingresso.
      Allegri giovinetti e verginelleportano ne' canestri il dolce frutto,
      e fra loro un garzon tocca la cetrasoavemente. La percossa corda
      con sottil voce rispondeagli, e quellicon tripudio di piedi sufolando
      e canticchiando ne seguìano il suono.
      Di giovenche una mandra anco vi pose


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483