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      mugghiando come tauro, alla pianura,
      servati i vivi ed occultati in senoa' suoi vasti recessi. Orrenda intorno
      al Pelėde ruggėa la torbid'onda,
      e gli urtava lo scudo impetuosa,
      sė ch'ei fermarsi non potea su i piedi.
      A un eccelso e grand'olmo alfin s'appresecolle robuste mani, ma divelta
      dalle radici ruinō la pianta,
      seco trasse la ripa, e coi prostratifolti rami la fiera onda rattenne,
      e le sponde congiunse come ponte.
      Fuor balza allor l'eroe dalla vorago,
      e, messe l'ali al pič, nel campo volasbigottito. Nč il Dio perciō si resta,
      ma colmo e negro rinforzando il fluttovie pių gonfio l'insegue, onde di Marte
      rintuzzargli le furie, e de' Troiani
      l'eccidio allontanar. Dič un salto Achille
      quanto č il tratto d'un'asta, ed il suo corsosomigliava il volar di cacciatrice
      aquila fosca che i volanti tuttidi forza vince e di prestezza. Il bronzo
      dell'usbergo gli squilla orribilmentesul vasto petto; con obliqua fuga
      scappar dal fiume ei tenta, e il fiume a tergocon pių spesse e sonanti onde l'incalza.
      Come quando per l'orto e pe' filaridi liete piante il fontanier deduce
      di limpida sorgente un ruscelletto,
      e, la marra alla man, sgombra gl'intoppialla rapida linfa che correndo
      i lapilli rimescola, e si volvegių per la china gorgogliando, e avanza
      pur chi la guida: cosė sempre inseguel'alto flutto il Pelėde, e lo raggiunge
      benché presto di pič: ché non resistemortal virtude all'immortal. Quantunque
      volte la fronte gli converse il forte,
      mirando se giurati a porlo in fugatutti fosser gli Dei, tante il sovrano
      fiotto del fiume gli avvolgea le spalle.


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Iliade
di Homerus (Omero)
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