e precorre l'Autunno: scintillantifra numerose stelle in densa notte
manda i suoi raggi; splendissim'astro,
ma luttuoso e di cocenti morbiai miseri mortali apportatore.
Tal del volante eroe sul vasto pettosplendean l'armi. Ululava, e colle mani
alto levate si battea la fronteil buon vecchio, e chiamava a tutta voce
l'amato figlio supplicando: e questifermo innanzi alle porte altro non ode
che il desìo di pugnar col suo nemico.
Allor le palme il misero gli stese,
e questi profferì pietosi accenti:
Mio diletto figliuolo, Ettore mio,
deh lontano da' tuoi da solo a solonon affrontar costui che di fortezza
d'assai t'è sopra. Oh fosse in odio il crudoagli Dei quanto a me! Pasto di belve
ei giacerìa qui steso (e del mio pettoavrìa fine l'angoscia), ei che di tanti
orbo mi fece valorosi figli,
quale ucciso, qual tratto alle remoterive e venduto. Ed or fra i qui rinchiusi
Teucri i due figli, ahi lasso! ancor non veggoche l'esimia consorte Laotòe
a me produsse, Polidoro io dicoe Licaon. Se prigionieri ei sono,
con auro e bronzo ne farem riscatto,
ch'io n'ho molte conserve, e molto averediè l'egregio vegliardo Alte alla figlia.
Se poi ne' regni già passâr di Pluto,
alto sarà su la lor morte il piantodella madre ed il mio, ma brevi i lutti
del popolo, ove spento tu non cadadal Pelìde, tu pur. Rïentra adunque,
mio dolce figlio, nelle mura, e i Teucri
conservane e le spose. Al diro Achille
non lasciar sì gran lode: abbi pensierodella cara tua vita, abbi pietade
di me meschino a cui non tolse ancorala sventura il sentir, di me che misi
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Autunno Ettore Laotòe Polidoro Alte Pluto Pelìde Teucri Achille
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