qual donna imbelle, metterammi a morte,
ch'ei non è tale da poter con essonovellar dal querceto o dalla rupe
come amanti garzoni e donzellette.
A donzellette adunque ed a garzonile dolci fole, a me la pugna; e tosto
vedrassi cui darà Giove la palma.
Così seco ragiona, e fermo aspetta.
Ed ecco Achille avvicinarsi, al trucedell'elmo agitator Marte simìle.
Nella destra scotea la spaventosapelìaca trave; come viva fiamma,
o come disco di nascente Sole
balenava il suo scudo. Il riconobbeEttore, e freddo corsegli per l'ossa
un tremor, né aspettarlo ei più sostenne,
ma lasciate le porte, a fuggir diessiatterrito. Spiccossi ad inseguirlo
fidato Achille ne' veloci piedi;
qual ne' monti sparvier che, de' volantiil più ratto, si scaglia impetuoso
su pavida colomba: ella sen fuggeobbliquamente, e quei doppiando il volo
vie più l'incalza con acuti stridi,
di ghermirla bramoso: a questa guisal'ardente Achille difilato vola
dietro il trepido Ettòr che in tutta fugamena il rapido piè rasente il muro.
Trascorsero veloci la collinadelle vedette, oltrepassâr, lunghesso
la callaia, il selvaggio aereo ficosempre sotto alle mura; e già venuti
son dell'alto Scamandro alle due fonti.
Calida è l'una, e qual di fuoco accesospandesi intorno di sue linfe il fumo:
fredda come gragnuola o ghiaccio o nevescorre l'altra di state: ambe son cinte
d'ampii lavacri di polita pietra,
a cui, pria che l'Acheo venisse i giornidella pace a turbar, solean de' Teucri
liete le spose e le avvenenti figliei bei veli lavar. Da questa parte
volano i due campion, l'uno fuggendo,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Giove Achille Marte Sole Achille Achille Ettòr Scamandro Acheo Teucri
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