giace il morto Patròclo. Insin che questemie membra animerà soffio di vita,
ei fia presente al mio pensiero; e s'ancolaggiù nell'Orco obblivïon scendesse
della vita primiera, anco nell'Orco
mi seguirà del mio diletto amicola rimembranza. Or via, dunque si rieda
alle navi, e costui vi si strascini.
E voi frattanto, giovinetti achivi,
intonate il peana: alto è il trionfoche riportammo: il grande Ettòr, dai Teucri
adorato qual nume, è qui disteso.
Disse, e contra l'estinto opra crudelemeditando, de' piè gli fora i nervi
dal calcagno al tallone, ed un guinzaglioinsertovi bovino, al cocchio il lega,
andar lasciando strascinato a terrail bel capo. Sul carro indi salito
con l'elevate glorïose spoglie,
stimolò col flagello a tutto corsoi corridori che volâr bramosi.
Lo strascinato cadavere un nembosollevava di polve onde la sparta
negra chioma agitata e il volto tuttobruttavasi, quel volto in pria sì bello,
allor da Giove abbandonato all'iradegl'inimici nella patria terra.
All'atroce spettacolo si svelsela genitrice i crini, e via gittando
il regal velo, un ululato mise,
che alle stelle n'andò. Plorava il padremiseramente, e gemiti e singulti
per la città s'udìan, come se tuttadall'eccelse sue cime arsa cadesse.
Rattenevano a stento i cittadiniil re canuto, che di duol scoppiando
dalle dardànie porte a tutto costofuor voleva gittarsi. S'avvolgea
il misero nel fango, e tutti a nomechiamandoli e pregando, Ah! vi scostate,
lasciatemi, gridava; è intempestivoogni vostro timor; lasciate, amici,
ch'io me n'esca, ch'io vada tutto solo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Patròclo Orco Orco Ettòr Teucri Giove
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