Pagina (430/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      le tremaro le membra, al suol le caddela spola, e volta alle donzelle, disse:
      Accorrete sollecite, seguitemidue di voi tosto: vo' veder che avvenne.
      Dell'onoranda suocera la vocemi percuote l'orecchio, e il cor mi balza
      con sussulto nel petto, e manca il piede.
      Certo, qualche gran danno, ohimè! sovrastadi Prìamo ai figli. Allontanate, o numi,
      questo presagio: ma ben forte io temoche il divo Achille all'animoso Ettorre
      non abbia del salvarsi entro le muragià tagliata la strada, ed or pel campo
      lo m'insegua da tutti abbandonato;
      e la bravura esizïal non domiche il possedea: restarsi egli non seppe
      mai nella folla, e sempre oltre si spinse,
      a nessun prode di valor secondo.
      Così dicendo, della reggia uscìoqual forsennata, e le tremava il core.
      La seguivan le ancelle; e fra le turbegiunta alla torre, s'arrestò, girando
      lo sguardo intorno dalle mura. Il vide,
      il riconobbe da corsier velocistrascinato davanti alla cittade
      verso le navi indegnamente. Oscuranotte i rai le coperse, ed ella cadde
      all'indietro svenuta. Si scomposeroi leggiadri del capo adornamenti
      e nastri e bende e l'intrecciata mitrae la rete ed il vel che dielle in dono
      l'aurea Venere il dì che dalle cased'Eezïòne Ettòr la si condusse
      di molti doni nuzïali ornata.
      Affollârsi pietose a lei dintornole cognate che smorta tra le braccia
      reggean l'afflitta di morir bramosaper immenso dolor. Come in se stessa
      alfin rivenne, e l'alma al cor s'accolse,
      fe' degli occhi due fonti, e così disse:
      Oh me deserta! oh sposo mio! noi dunquenascemmo entrambi col medesmo fato,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Prìamo Achille Ettorre Venere Eezïòne Ettòr