tu nol compiesti. Poiché dunque or tolton'è alla patria il ritorno, abbia il mio crine
l'eroe Patròclo, e lo si porti seco.
Così detto, alla man del caro amicopose la chioma, e rinnovossi il pianto
de' circostanti: e tra gli omei gli avrìacolti il cader della dïurna luce,
se non si fea davanti al grande Atride
il figlio di Pelèo con questi accenti:
Agamennón, di lagrime potremosatollarci altra volta. Or tu, cui tutti
obbediscon gli Achei, tu li congedada questa pira, e a ristorar li manda
colla mensa le membra. Avrem del restonoi la cura, ché nostro innanzi a tutti
dell'esequie è il pensiero, e rimarrannonosco, a tal uopo di pietade, i duci.
Udito questo, Agamennón dispersetosto le schiere per le tende, e soli
vi restaro i deletti al ministerodell'esequie e del rogo. Essi una pira
cento piedi sublime in ogni latoinnalzâr primamente, e sovra il sommo,
d'angoscia oppressi, collocâr l'estinto;
poi davanti alla pira una gran tormascuoiâr di pingui agnelle e di giovenchi,
e traendone l'adipe il Pelìde
coprìane il morto dalla fronte al piede,
e le scuoiate vittime dintornogli accumolò. Da canto indi gli pose
colle bocche sul fèretro inclinatedue di miele e d'unguento urne ricolme.
Precipitoso ei poscia e sospirososulla pira gittò quattro corsieri
d'alta cervice, e due smembrati canidi nove che del sir nudrìa la mensa.
Preso alfin da spietata ira, le goledi dodici segò prestanti figli
de' magnanimi Teucri, e sulla pirascagliandoli, destò del fuoco in quella
l'invitto spirto struggitor, che il tuttodivorasse, e chiamò con dolorosi
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Patròclo Atride Pelèo Achei Agamennón Pelìde Teucri
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