dagli Achei tutti deplorata, e moltevittime ei v'offre, se avvampar lo fate.
Così detto, disparve; e quei levârsicon immenso stridor, densate innanzi
a sé le nubi. Si sfrenâr soffiandosulla marina, sollevaro i flutti,
e di Troia arrivati alla pianura,
riunâr su la pira; e strepitosoimmane incendio si destò. Dai forti
soffii agitata divampò sublimetutta notte la fiamma, e tutta notte
il Pelìde da vasto aureo cratereil vino attinse con ritonda coppa,
e spargendolo al suol devotamente,
n'irrigava la terra, e l'infeliceombra invocava dell'estinto amico.
Come un padre talor piange bruciandol'ossa d'un figlio che morì già sposo,
e morendo lasciò gli sventuratisuoi genitori di cordoglio oppressi;
così dando alle fiamme il suo compagno,
geme il Pelìde, e crebri alti sospiritraendo, intorno al rogo si strascina.
Come poi nunzio della luce al mondoLucifero brillò, dopo cui stende
sul pelago l'Aurora il croceo velo,
morì la vampa sul consunto rogo,
e per lo tracio mar, che rabbuffatomuggìa, tornaro alle lor case i venti.
Stanco allora il Pelìde, e dalla pirascostatosi, sdraiossi, e dolce il sonno
l'occupò. Ma il tumulto e il calpestìode' capitani, che all'Atride in folla
si raccogliean, destollo; ei surse, e assisocosì loro parlò: Supremo Atride,
e voi primati degli Achei, spegnetevoi tutti or meco con purpureo vino
di tutto il rogo in pria la brage, e posciaraccogliam di Patròclo attentamente
le sacrate ossa; e scernerle fia lieve,
imperocché nel mezzo ei si giaceadella catasta, e gli altri all'orlo estremo
separati, fur arsi alla rinfusa
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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