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      di ritorno alle mosse, allor rifulsedi ciascun la prodezza, allor si stese
      nello stadio ogni cocchio. Innanzi a tuttile puledre volavano veloci
      del Ferezìade Eumelo; e dopo queste,
      ma di poco intervallo, i corridoridi Troe, guidati dal Tidìde, e tanto
      imminenti che ognor parean sul carromontar d'Eumelo, a cui co' fiati ardenti
      già scaldano le spalle, e già le toccanocolle fervide teste. E oltrepassato
      forse l'avrebbe, o pareggiato almeno,
      se al figlio di Tidèo Febo la palmainvidïando, non gli fea sdegnoso
      balzar dal pugno la lucente sferza.
      Lagrime d'ira e di dolor le goteinondâr dell'eroe, vista d'Eumelo
      lontanarsi più rapida la biga,
      e per difetto di flagel più lentacorrer la sua. Ma Pallade d'Apollo
      scorta la frode, e del Tidìde il danno,
      presta a lui corse, e alla sua man rimessala sferza, aggiunse ai corridor la lena.
      Indi al figlio d'Admeto avvicinossiirata, e il giogo gli spezzò. Turbate
      si svïar le cavalle, andò per terrail timon, riversossi il cavaliero
      presso alla ruota, e il cubito e la boccalacerossi e le nari, e su le ciglia
      n'ebbe pesta la fronte: le pupilles'empîr di pianto, s'arrestò la voce,
      e Dïomede il trapassò sferzandogli animosi destrier che innanzi a tutti
      scappan di molto, perocché Minerva
      gli afforza, e vincitor vuole il Tidìde.
      Vien dopo questi Menelao cui premedi Nèstore il figliuol che confortando
      i paterni destrier, grida: Correte,
      stendetevi prestissimi: non iogià vi comando gareggiar con quelli
      del forte Dïomède, a' quai Minerva
      diè l'ali al piede, e a lui la palma: solo


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Iliade
di Homerus (Omero)
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