giura a Nettunno non aver volentené con frode impedito il cocchio mio.
Re Menelao, mi compatisci, accortol'altro rispose: giovinetto ancora
son io: tu d'anni e di virtů mi vinci,
e dell'etade giovanil ben saii difetti: cuor caldo e poco senno.
Siimi dunque benigno. Ecco a te cedol'ottenuta giumenta; e s'altro brami
del mio, darollo di cuor pronto, e tosto,
anzi che l'amor tuo per sempre, o prence,
perdere e farmi ai sommi iddii spergiuro.
Sě dicendo, di Nčstore il buon figliola giumenta condusse, ed alle mani
la ponea dell'Atride a cui di gioiaintenerissi il cor. Siccome quando
su i sitibondi culti la rugiadaspargesi e avviva le crescenti spighe:
a te del pari, o Menelao, nel pettosi sparse la letizia, e dolcemente
gli rispondesti: Antěloco, a te cedo,
deposta l'ira, io stesso. Unqua non fostiné leggier né bizzarro. Oggi fu vinto
da sconsigliata giovinezza il senno.
Ma il ben guardarsi dagl'inganni č belloco' maggiori. Nessun m'avrěa placato
sě facilmente degli Achei: ma moltocoll'egregio tuo padre e col fratello
per mia cagion tu soffri, e molto sudi;
perciň m'arrendo al tuo pregare, e questa,
ch'č mia, ti dono, a fin che ognun si veggache né fier né superbo ho il cor nel petto.
Dič, ciň detto, d'Antěloco al compagnoNöemón la giumenta, indi si tolse
il fulgido lebčte; e Merďone,
che quarto giunse, i due talenti d'oro.
Restava il quinto guiderdon, la coppa.
La prese Achille, e traversando il pienocirco, accostossi al buon Nestorre, e lieto
presentolla all'eroe con questi accenti:
Tieni, illustre vegliardo, e questo dono
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Nettunno Menelao Nčstore Atride Menelao Antěloco Achei Antěloco Merďone Achille Nestorre
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