Era d'industri artefici sidoniiammirando lavoro, e per l'azzurre
onde ai porti di Lenno trasportatol'avean fenicii mercatanti, e in dono
cesso a Toante. A Pātroclo poi dielloil Giasōnide Eunčo, prezzo del figlio
di Prėamo Licaone: ed or l'esposepremio il Pelėde al vincitor del corso
in onor dell'amico. Un grande e pinguetauro al secondo; all'ultimo d'ôr mette
mezzo talento, e ritto alza la voce:
Sorga chi al premio delle corse aspira.
E sursero di sųbito il veloceAiace d'Oilčo, lo scaltro Ulisse,
e il Nestōride Antėloco, il pių rattode' giovinetti achei. Posti in diritta
riga alle mosse, additō lor la metail Pelėde, e dič il segno. In un baleno
s'avventâr dalla sbarra, e innanzi a tuttil'Oilėde spiccossi: Ulisse a lui
vicino si spingea quanto di snellatessitrice al sen candido la spola,
quando presta dall'una all'altra manola gitta, e svolge per la trama il filo,
e sull'opra gentil pende col petto:
cosė l'incalza Ulisse, e col seguacepič ne preme i vestigi anzi che s'alzi
il polverėo dintorno; e sė correndogli manda il fiato nella nuca. Un grido
sorge di plauso d'ogni parte, e tuttigli fan cuore alla palma a cui sospira.
Eran del corso ormai presso alla fine,
quando a Minerva l'Itaco dal coremandō questa preghiera: Odimi, o Dea,
e soccorri al mio pič. - La Dea l'intese,
gli fe' lievi le membra, i pič, le braccia;
e come fur per avventarsi entrambiad un tempo sul premio, l'Oilėde
da Minerva sospinto sdrucciolō
in lubrico terren sparso del fimode' buoi mugghianti dal Pelėde uccisi
di Pātroclo alla pira.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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