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      Ivi il cadutonari e bocca insozzossi. Il precorrente
      divo Ulisse il cratere ampio si prese,
      e l'Oilėde il bue. Della selvaggiafera il corno impugnō l'eroe doglioso,
      la lordura sputando, e fra la turbaruppe in questo lamento: Empio destino!
      Per certo i piedi mi rubō la Dea
      che da gran tempo va d'Ulisse al fianco,
      e qual madre sel guarda. - Accompagnarotutti il suo cruccio con un dolce riso.
      Ultimo giunto Antėloco si tolsel'ultimo premio, e sorridendo disse:
      Amici, i numi, lo vedete, onoranoi provetti mortali. Aiace innanzi
      mi va di poca etade: Ulisse al tempode' nostri padri č nato, e nondimeno
      egli č rubizzo e verde, e nullo al corsosuperarlo potrėa, tranne il Pelėde.
      Questo sol disse: e l'esaltato Achille
      cosė rispose: Antėloco, non fiadetta invan la tua lode. Eccoti d'oro
      altro mezzo talento. - E sė dicendogliel porse, e quegli giubilando il prese.
      Dopo ciō, fe' recarsi, e nell'arenadepose Achille una lunghissim'asta,
      uno scudo ed un elmo, armi rapitegiā da Patrōclo a Sarpedonte; e ritto
      nel mezzo degli Achei, Vogliamo, ei disse,
      che per l'esposto guiderdone armatidue guerrieri de' pių forti con acuto
      tagliente acciar davanti all'adunanzacombattano. Chi pria punga la pelle
      dell'avversario, e rotte l'armi, il sanguene tragga, avrassi questo brando in dono
      di tracia lama, e bello e tempestatod'argentei chiovi. Di quest'arme io stesso
      Asteropčo spogliai. L'altre sarannopremio comune. Ai combattenti io poscia
      nelle tende farō lauto banchetto.
      Surse subitamente al fiero invitolo smisurato Telamōnio Aiace,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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