Produsse Achille all'ultimo nel mezzouna lunga lunga asta, ed un lebète
non vïolato dalle fiamme ancora,
del valore d'un tauro, e sculto a fiori,
premio alla prova delle lance. Alzossil'ampio-regnante Atride Agamennóne
e il compagno fedel del re creteseMerïon. Ma levatosi il Pelìde,
trasse innanzi, e parlò: Figlio d'Atrèo,
sappiam noi tutti come tutti avanzie nel vibrar dell'asta e nella possa.
Prenditi dunque questo premio, e il mandaalla tua nave. A Merïon daremo,
se il consenti, la lancia; ed io ten prego.
Acconsentì l'Atride. A Merïone
diede Achille la lancia, ed all'araldod'Agamennón lo splendido lebète.
LIBRO VENTESIMOQUARTO
Finiti i ludi, s'avviâr le sciolteturbe alle navi per diverse vie,
e preso il cibo, a placido riposos'abbandonâr. Ma memore il Pelìde
dell'amato compagno, in nuovo piantoscioglieasi, né serrar poteagli il sonno,
di tutte cure domator, le ciglia.
Di qua, di là si rivolgea membrandoil valor di Patròclo, e la grand'alma,
e le comuni imprese, e i tolleratiguerrieri affanni insieme, e i perigliosi
trascorsi flutti. E in queste ricordanzedirottamente lagrimava, ed ora
giacea su i fianchi, or prono, ora supino;
poi di repente in piè balzato erravamesto sul lido. E quando i campi e l'onde
illumina l'Aurora, egli di nuovo,
aggiogati i corsier, di retro al cocchioEttore avvince, e trattolo tre volte
di Pàtroclo dintorno al monumento,
a riposar si torna entro la tenda,
boccon lasciando nella polve stesol'esangue corpo. Ma del morto eroe
impietosito Apollo ogni brutturane tien rimossa, e tutto coll'aurata
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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