Cessa, il vecchio riprese: il mio partire
è risoluto; non mi far ritegno,
non volermi tu stessa esser funestaauguratrice: il distornarmi è vano.
Se mi desse un mortal questo comando,
o aruspice o indovino o sacerdote,
lo terremmo menzogna, e spregeremmo:
ma vidi io stesso, io stesso udii la Diva.
Dunque si vada, ed obbediam. Se il Fato
vuol che fra' Greci io pera, io pure il voglio.
Morrò trafitto, ma stringendo il figlio,
e tutto il dolce esaurirò del pianto.
Aprì ciò detto, i bei forzieri, e fuoradodici ne cavò splendidi pepli,
ed altrettante clamidi e tappetie tuniche ed ammanti, e dieci insieme
aurei talenti, due forbiti tripodi,
quattro lebèti, e finalmente un nappobellissimo, dai Traci avuto in dono
quando andovvi orator; raro presente:
e nondimen di questo pure il vegliosi fe' privo: cotanto al cor gli preme
il riscatto del figlio. Uscito ei quindi,
tutto discaccia de' Troiani il vulgoai portici raccolto, e acerbo grida:
Via, perversi, di qua: forse vi mancadomestico dolor, ché qui venite
ad aggravarmi il mio? forse n'è pocol'alto affanno in che Giove mi sommerse
il più forte togliendomi de' figli?
Ma voi medesmi vel saprete in breve,
voi che senza difesa, or ch'egli è morto,
sotto le spade degli Achei cadrete.
Ma deh! pria che veder Troia distrutta,
deh ch'io discenda alla magion di Pluto.
Così grida il tapino, e con lo scettrofuor ne mette la turba che sommessa
si dileguava. Irrequïeto posciai suoi figli bravando li rampogna,
Eleno e Pari e Antifono e Pammone
e l'illustre Agatone e il prode in guerra
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Diva Fato Greci Traci Troiani Giove Achei Troia Pluto Pari Antifono Pammone Agatone
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