per lui del tuo favore, alle nemichetende i miei passi volgerò sicuro.
Esaudì Giove il prego, e il più perfettodegli augurii mandò, l'aquila fosca,
cacciatrice, che detta è ancor la Bruna.
Larghe quanto la porta di sublimestanza regal spiegava il negro augello
le sue vaste ali, dirigendo a destrasulla cittade il volo. Esilarossi
a tutti il core nel vederla. Il vegliomontò il bel cocchio frettoloso, e fuora
dei risonanti portici lo spinse.
Traenti il plaustro precedean le muledal saggio Idèo guidate, e lo seguièno
della biga i corsier che il re canutoper l'ampie strade colla sferza affretta.
L'accompagnan piangendo i suoi più cari,
come se a morte ei gisse. Alfin venutialle porte, lasciârsi. Il re discese
verso il campo nemico, e lagrimosinella cittade ritornârsi i figli.
Vide Giove dall'alto i due solettipellegrini inoltrarsi alla pianura.
Pietà gli venne dell'antico sire,
e a Mercurio parlò: Diletto figlio,
tu che guida ai mortali esser ti piaci,
e pietoso gli ascolti, va veloce,
ed alle navi achee Prìamo conduciocculto in guisa che nessuno il vegga
de' vigilanti Argivi e se n'accorga,
pria che d'Achille alla presenza ei sia.
Mercurio ad obbedir tosto s'accingei precetti del padre. E prima ai piedi
i bei talari adatta. Ali son quested'incorruttibil auro, ond'ei volando
l'immensa terra e il mar ratto trascorrecollo spiro de' venti. Indi la verga,
che dona e toglie a suo talento il sonno,
nella destra si reca, e scioglie il volo.
In un batter di ciglio all'Ellesponto
giunge e al campo troian. Qui prende il volto
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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