morso de' vermi che gli estinti in guerratutti consuma, il figlio tuo rispetta.
Vero gli è ben che dell'amico intornoalla tomba, col sorgere dell'alba,
spietatamente Achille lo strascina;
né per ciò giunge a deturparlo, e quandotu medesmo il vedessi, maraviglia
ti prenderebbe nel trovarlo tuttomondo dal tabo e fresco e rugiadoso,
in ogni parte intégro, e le ferite,
che molte ei n'ebbe, tutte chiuse. Tantogl'iddii beati, a cui diletto egli era,
dell'estinto tuo figlio ebber pensiero.
Gioinne il vecchio, e replicò: Per certotorna in gran bene agl'Immortali offrire
ogni debito onor, né il mio figliuolo,
finché si visse, degli Dei gli altaridimenticò. Quind'essi alla sua morte
ricordârsi di lui. Ma tu ricevi,
deh ricevi da me questo bel nappo;
custodiscilo, e fausti i sommi Dei,
del Pelìde alla tenda m'accompagna.
Buon vecchio, replicò con un sorrisol'Argicida, tu tenti l'inesperta
mia giovinezza, ma la tenti in vano.
Inscio Achille, non fia che doni io prenda.
Temo il mio duce, e più il rubar; né voglioche guaio me n'incolga. Io scorterotti
così pur senza doni e di buon grado,
e per terra e per mar, come ti piace,
anche d'Argo alle rive, né verunosu te le mani metterà, me duce.
Così detto, balzò sopra la biga,
e alle man date col flagel le brigliene' cavalli trasfuse e nelle mule
una gagliarda lena. Eran già pressodelle navi alle torri ed alla fossa,
e davano le scolte opra alle cene.
Tutte Mercurio addormentolle, e tosto,
levatene le sbarre, aprì le porte,
e di Prìamo la biga, e de' bei donil'onusto carro v'introdusse.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Achille Immortali Pelìde Argicida Achille Argo Mercurio Prìamo
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