gli ammonendo, placavi ogni corruccio.
Quind'io te piango e in un la mia sventura,
ché in tutta Troia io non ho pił chi m'amio compatisca, a tutti abbominosa.
Cosģ sclamava lagrimando, e secoil popolo gemea. Si volse alfine
Prģamo alla turba, e favellņ: Troiani,
si pensi al rogo. Andate, e dalla selvaqua recate il bisogno, né vi prenda
timor d'insidie. Mi promise Achille,
nel congedarmi, di non farne offesaanzi che spunti il dodicesmo Sole.
Disse; e muli e giovenchi in un momentosotto il giogo fur pronti, e dalle porte
proruppero. Durņ ben nove interigiorni il trasporto delle tronche selve.
Come rifulse su la terra il raggiodella decima aurora, lagrimando
dal feretro levār del valorosoEttore il corpo, e postolo sul rogo,
il foco vi destār. Rļapparitala rosea figlia del mattin, s'accolse
il popolo dintorno all'alta pira,
e pria con onde di purpureo vinotutte estinser le brage. Indi per tutto
queto il foco, i fratelli e i fidi amicipieni il volto di pianto e sospirosi
raccolsero le bianche ossa, e compostein urna d'oro le coprīr d'un molle
cremisino. Ciņ fatto, in cava bucale posero, e di spesse e grandi pietre
un lastrico vi fźro, e prestamenteil tumulo elevār. Le scolte intanto
vigilavan dintorno, onde un ostilenon irrompesse repentino assalto
pria che fosse al suo fin l'opra pietosa.
Innalzato il sepolcro dipartīrsitutti in grande frequenza, e nella vasta
di Prļamo adunati eccelsa reggiafunebre celebrār lauto convito.
Questi furo gli estremi onor rendutial domatore di cavalli Ettorre.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Troia Troiani Achille Sole Prļamo Ettorre
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