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      Una ragione moveva inoltre il giovane Delviniotti a lodare il governo napoleonico: la più severa forma data alla giustizia pubblica, e il cessare di que' giudizi venali che disonoravano taluno de' magistrati veneti ne' gradi minori. Cotesto doveva piacere ad uomo amante del retto.(3)
     
      In questo ambito è da considerare anche la critica di Delviniotti al regime veneziano nelle Isole Ionie.
      Secondo lo storiografo Vrokinis, Delviniotti fu eletto membro dell'Ateneo Veneto, del Regio Ateneo Italiano a Firenze; insieme con Capodistria fece parte dell'Accademia di Pisa.(4)
      Nel 1815 sposò Anastasia Adamantina Kolpou.
      La morte lo colse il 12 settembre 1850.
     
     
      Le opere
     
      La vera passione di Delviniotti fu la poesia. Per tutti i suoi connazionali la persona di Ugo Foscolo è un riferimento vitale; l'appartenenza alla stessa cultura del poeta di Zante, porta il giovane aspirante poeta ad ammirare le opere e ad ispirarvisi per la propria produzione letteraria. Tommaseo nel suo saggio Della civiltà italiana nelle isole Ionie e di Niccolò Delviniotti(5) offre alcune prove della sua lingua poetica; la tendenza neoclassica è evidente, ma anche ovvia per il giovane greco. Nei primi anni del suo soggiorno in Italia, grazie ai contatti con i maggiori letterati dell'epoca, fu naturale per Delviniotti, come per gli altri suoi connazionali, scrivere poesie. La sede naturale fu la casa di Isabella Albrizzi-Teotochi, le cui riunioni letterarie sono riportate soprattutto nell'auto-biografia(6) di Mario Pieri.
      La prima e unica raccolta di Poesie esce nel 1809 a Corfù ed è dedicata a Julien Bessières(7), Commissario Generale di Corfù. La dedica del libro e le dediche delle singole canzoni mostrano la devozione di Delviniotti verso Napoleone; la sua più grande speranza era che la Grecia con l'aiuto dell'esercito imperiale francese avrebbe raggiunto la libertà.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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