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      Telemaco, fa' cor, più regia stirpeDella tua non v'ha in Itaca; qui fia
      Dominatrice libera per sempre.
     
      Appunto il tratto ideologico e "politico" così esplicito dietro le parole dominatrice libera per sempre è la prova che la superficie formale dell'espressione cede il passo al contenuto, al radicamento extraletterario delle parole (si pensi alla parola servaggio, ripetuta ben quattro volte, e già nell'Ode a Napoleone del 1809), a quella realtà esterna del vivere quotidiano che, vissuta in prima persona e notomizzata dall'esperienza, informa di sé anche l'estetica, si fa programma e manifesto, orditura stessa della forma letteraria ("Certo è che il senso del Bello, vale a dire dell'altissimo vero, meglio conciliasi con le sezioni anatomiche e co' computi algebrici, che con le mercenarie esercitazioni forensi" Tommaseo).
      E se riandiamo con la memoria, o spolveriamo intonsi tomi, ritroviamo accenti simili nel diciannovenne Foscolo dell'Oda a Bonaparte liberatore (1797):
     
      Dove tu, diva, da l'antica e forteDominatrice libera del mondo
      Felice a l'ombra di tue sacre penne,
      Dove fuggivi, quando ferreo pondoDi dittatoria tirannia le tenne
      Umìl la testa fra servaggio e morte?
     
      Lo stesso Tommaseo ci attesta che negli ultimi anni "il Delviniotti consentiva alle speranze d'Italia; e le fece soggetto ai suoi versi" e cita alcuni versi della tragedia Serse (ispirata forse da alcuni versi dell'Oda foscoliana: e l'armi del superbo Serse , Dai liberi disperse , Di civico valor fur monumento):
     
      ... Maledetto il giorno


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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