Nell'imo del tuo cor tieni consiglioCon te medesmo e ferma: o con inganno
Porre od a viva forza i Proci a morte: 360
Ché de' giuochi l'età passò, né licePargoleggiar a Te che adulto sei.
Non odi tu qual gloria appo i mortaliOreste si acquistò, tosto ch'ei spense
Egisto traditore e parricida, 365
Che il gran padre gli uccise? Oh! mio diletto!
Bello e grande ti veggio, al par sii forte,
Acciò lodato nell'Età futureIl tuo nome risuoni. Ecco al mio legno
Riedo ed a' miei compagni, a cui 'l mio indugio 370
Torna omai grave. Or di Te stesso a TeCaglia e del mio parlar t'assenna ed opra."
a 306 Ed il garzon prudente: "Affettuose,
Ospite mio, son le tue voci, un padreParla al figlio così, né fia giammai 375
Ch'io le ponga in obblìo. Ma or ti sofferma,
Benché vòlto al partir, tanto che un bagnoGrato ti porga all'anima conforto.
Indi lieto addurrai sul tuo naviglio,
Eletto e prezioso un mio presente, 380
Ricordo del mio amore e quale a' cariOspiti suole un ospite offerirlo."
a 314 "Non mi tardar la desiata via
- Palla rispose -. Accetterò il bel dono,
Che a darmi il cuor t'invoglia, al mio ritorno, 385
Ed a' miei tetti il porterò; tu alloraDa me un altro otterrai, non di Te indegno."
a 319 Detto, la Dea si dileguò e veloce,
Via volando com'aquila, disparve.
Spirò all'eroe forza ed ardir; più viva 390
Destògli in cor l'immagine paterna.
Riscorso il tutto, di stupor fu oppresso,
Ché del Dio si avvisò. Ratto l'eroeVèr la schiera de' Proci il piè rivolse.
a 325 Un vate insigne gìa tra lor cantando, 395
E tutti assisi gli porgeano orecchio,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Proci Dea Dio Proci
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