Finché sorvenne l'imbrunir del giorno.
A guida della notte Èspero giunto, 515
Star in feste li vide. Allor ciascuno,
Ito a' suoi tetti, diede gli occhi al sonno,
E Telèmaco ancor, là, 've construttaNel bel recinto del cortil superbo
Cospicua e vasta gli sorgea la stanza, 520
Cercò il riposo. E gìa con l'alma intantoAgitando qua e là molti disegni.
Al suo fianco portava accese faciLa prudente Euriclea, figliuola d'Opi
Pisenòride, che già un dì col prezzo 525
Di vénti tori comperò Laerte,
Quando la fresca età più la abbellìa.
Al pari la onorò nel suo palagioD'una casta consorte; né giammai,
L'ira temendo coniugal, toccolla. 530
Ella il cammin schiarando al giovinetto,
Èragli al fianco; più che ogni altra servaL'amò, ché l'allevò sin da bambino.
Costei la porta dell'adorna stanzaAperse ed egli sovra il letto assiso, 535
Svestì la molle tunica e alla saggiaDonna la pose in man, che ripiegolla
Con arte, la sospese alla cavigliaDel traforato letto e di là uscìo.
Trasse la porta per l'anel d'argento 540
A sé di retro, indi tirò la sogaE la stanga abbassò. Là, sotto il molle
Fior di lana, il garzon l'intera notte,
In se medesmo, tacito, volgeaFornir la via che gl'indicò Minerva. 545
LIBRO SECONDO
Parlamento degli Itacesi
Dipartenza di Telèmaco
COME apparve nel Ciel, rosea le dita,
La figlia del mattin, surse di lettoD'Ulisse il figlio caro, e de' suoi panni
Si rivestì; sospese ad armacolloL'acuto brando, sotto i piè adattossi 5
I leggiadri calzari e dalla stanzaRatto si dipartì, sembiante a un Dio.
Tosto agli araldi di sonora voce
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Telèmaco Euriclea Opi Laerte Minerva Itacesi Telèmaco Ciel Ulisse Dio
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