Perduto il lavorìo delle mie fila),
Quando a patir di morte i lunghi sonni, 130
A sé il trarrà la dispietata Parca;
Non forse presso il popolo qualcunaMeco si adiri delle Achee, se privo
Giaccia sin d'un lenzuol colui che tanteRicchezze possedea". Subitamente 135
Questi detti trovâr fede appo i nostriAnimi generosi. Ordìa di giorno
La gran tela e, di faci allo splendore,
Di notte la stessea. Sino al terz'annoStette così, mercé sue fraudi, occulta, 140
Eludendo gli Achei. Ma come l'Ore
Il quarto rimenâr, ne fece accortiDella frode un'ancella; e quindi colta
Nell'atto fu Penèlope da noi,
Che distessea la sua splendida tela. 145
Cómpierla allor dovette a suo malgrado,
Necessità stringèndola. Ecco quantoTi dichiarano i Proci, onde tu 'l sappia,
Ned alcun altro degli Achei lo ignori:
Via rimanda la madre e le prescrivi 150
Quei disposar, che le disegna il padreO chi tra gli altri, ella terrà più caro.
Ma se gran tempo ancor di Grecia i figliAffannerà pur di que' pregi usando,
Di che le fu sì liberal Minerva 155
Che la instruìa ne' bei lavori e dielleAcuto ingegno e scaltri accorgimenti,
Quai non udimmo noi da' maggior nostri,
Delle antiche di Grecia inclite donne,
Di ricche trecce e di beltà perfetta: 160
Tiro, Alcmena, Micene a cui sì adorniPensier non mai si aperser nella mente,
Come son quei di che Ella ognor s'infiora...
Ma se, dissi, persiste a usarci inganni,
Non le succederan come si avvisa. 165
Da' Proci tutti divorato e spersoTi fia il retaggio e le ricchezze e il vitto,
Finch'Ella in petto ratterrà il consiglio
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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