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      Affollati, il seguīr. L'anfore e gli otriNell'impalcata nave deponendo,
      Come d'Ulisse il caro figlio impose.
      Questi su vi salģa, ma il precedetteMinerva che gią in poppa črasi assisa. 530
      Accanto ei le posņ. Sciolte le funi,
      Da' remiganti si occupāro i banchi.
      Destro a lor avviņ Pąllade un vento,
      L'impetuoso Zčffiro che accorso,
      Sul tenebroso mar l'ali battea. 535
      Telčmaco eccitņ tosto i compagniA dar mano agli attrezzi; e que' obbedīro.
      Gią l'abetino alzato albero in alto,
      Entro il piantār la cava base, al piedeDi corda l'annodār; tirate in suso 540
      Co' ben attorti cuoi le bianche vele,
      Nel mezzo il vento le gonfiņ; d'intornoRimormora l'azzurra onda, dirotta
      Dalla carena del fuggente legnoChe via trascorre e 'l mar vasto rinsolca. 545
      Poi che le sarte avvinser nel naviglio,
      Di vin le tazze coronār, libandoA' Sempiterni, ma pił a Te, possente
      Figlia di Giove dall'eteree luci.
      Trascorsi i flutti il pin la notte intera, 550
      Giunse con l'alba, del suo corso a riva.
     
     
     
     
     
     
      LIBRO TERZO
     
     
     
      Avvenimenti in Pilo
     
     
     
      GIĄ surto il Sol dal fulgido Oceąno,
      Al cielo dalla volta ampia di bronzo,
      Salģa recando a' Numi ed ai mortaliSull'alma terra la diurna luce;
      Quando a Pilo cittą forte e superba 5
      Giunsero di Nčleo. Stavan le gentiQuivi offrendo sul lido un sagrifizio
      Di tauri tutti negri al Re Nettuno
      Dai crini azzurri, scotitor del mondo.
      Nove erano le schiere: in ogni schiera 10
      Sedeano cinquecento e per ciascunaNove buoi s'immolār, di cui gustate
      Le viscere, ardean l'anche a Enosigčo.
      Entrār diritto in questa, gli Itacensi
      Nel porto; ammainār le gonfie vele, 15


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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