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      Bisogno a traversar l'equoree vie?
      Od ite a caso per lo mar raminghiCome pirati che la vita a rischio
      Pongon per depredar l'estranee genti?"
      ? 75 Di sé fatto sicuro, gli rispose 100
      Il prudente garzon, ché nuovo ardirePosto gli ebbe nell'animo Minerva,
      Acciò del padre assente al Re dimandiEd a sé gloria appo le genti acquisti:
      ? 79 "O Nèstore Nelide! inclito vanto 105
      Degli Argivi, ti piacque interrogarneChi siamo ed ecco a dìrloti son presto.
      D'Ìtaca che del Nèio siede alle faldeOr qua giungiam; parlar d'una faccenda
      Privata, non già pubblica, ti deggio. 110
      Vengo, se aver poss'io qualche contezza,
      L'ampia del padre mio fama seguendo,
      Del magnanimo Ulisse che già tecoCombattendo, com'è pubblico grido,
      L'Ìlie mura atterrò. De' guerrier tutti 115
      Che co' Tèucri pugnar, per noi si seppeDove ciascun di ria morte cadéo;
      Ma di Saturno il figlio anche la morteCi nasconde d'Ulisse. Alcun sin'ora
      Non ci chiarì dov'ei finìa: se giacque 120
      De' nemici per man sul continente,
      O d'Anfitrite se 'l domâro i flutti.
      A te dunque ricorro e le ginocchiaT'abbraccio, perché a me del genitore
      Narri la morte dispietata (o l'abbi 125
      Con gli occhi propri vista, o qualche erranteRiferta l'abbia a te), ché soprammodo
      Infelice la madre il partorìa.
      Né di farmi dolente alcun riguardoTi prenda, né pietà nulla ti tocchi, 130
      Ma quanto sai, deh! dìllomi, te n' prego,
      Se di consiglio o d'opra a te promessa,
      Ti giovò il padre mio, l'egregio Ulisse,
      Là tra le Ilìache genti, ove cotanteSventure, o Dànai, tolleraste. Ah! questo 135


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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