Rammèntati ed il vér nudo mi svela."
? 102 "Figlio - rispose il Cavalier Nelide -,
Tu mi fai rammentar quanti infortuniAppo il nemico popolo patimmo,
Noi gagliardìa de' Greci, invitta prole; 140
Sia che sul negro mar co' legni errandoDi preda in traccia ci guidasse Achille,
Sia che di Prìamo Re sotto alla vastaCittà per noi si combattesse, dove
Gl'incliti nostri eroi cadean trafitti: 145
Là giacque il Marzio Aiace e là il Pelide,
Là Pàtroclo nel senno emolo a' Numi,
Là il caro figliuol mio, l'esimio e forteAntìloco, del par veloce al corso
E prode battaglier; ben altre molte 150
Disventure ci oppressero. Chi maiPotrìa tutte ridìrtele? Se cinque
E sei qui t'indugiassi anni, chiedendoQuanti guai soffrîr là d'Èllade i prodi,
Fastidito al natìo suol rediresti, 155
Prima che a fin traessi il mio racconto.
Nov'anni interi, macchinando offeseCon tutti ingegni, noi li circuimmo;
Allor Giove recò l'impresa a fine.
Col divo Ulisse gareggiar di senno 160
Non volle alcun lì mai, perocché tuttiNegl'inventi e le astute arti vincea,
Col padre tuo... Certo, gli sei tu figlio;
Meraviglia mi assal, mentr'io ti guardo,
Ché simiglianti a' suoi sono i tuoi detti, 165
Ned a quel dell'eroe così conforme,
Creder potrìasi il dir d'un giovinetto.
Finché si guerreggiò, là non avemmo,
Né in parlamento, mai, ned in concilioDue diversi pareri Ulisse ed io; 170
Ma unanimi aprivam quel saggio avvisoChe degli Argivi a pro tornar dovea.
L'alta città di Prìamo rovesciata,
Quando le navi salivamo, un Dio
Disperse l'oste Achea; da quel momento 175
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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