? 225 "O buon veglio! - Telèmaco riprese -, 300
Non credo che tal detto unqua si adempia;
Trasmodato è il tuo dir; stupor mi opprime;
Né speme è in me che questo accaggia, ov'ancoTal si fosse il voler de' Sempiterni."
? 229 "Deh! qual parola ti sfuggì dal labbro, 305
- L'interrompendo, ripigliò Minerva! -
Quand'a un Nume fia in grado, agevolmentePorrà in salvo il mortal benché lontano.
Quanto a me, torrei dopo acerbe doglieRicovrar ne' miei tetti e del ritorno 310
Scorgere il dì, che nel mio proprio albergoPerir come perìa, colpa d'Egisto
E di sua donna, il prode Agamennóne.
La morte sola che a null'uomo perdonaDistôr non ponno da un diletto eroe 315
Gli stessi Eterni abitator del Cielo,
Quando di lunghi sonni apportatrice,
La dispietata Parca il si ghermìo."
? 239 Ed il garzon: "Non più, Mèntore mio,
Benché ci opprima il duol, di ciò si parli; 320
Gli è disdetto il ritorno: i Sempiterni,
La morte e 'l negro suo destin, fermâro.
Interrogare or vo' d'altro il Nelide
Che 'l giusto cole e per lo senno avanzaGli altri, su cui tre età fama è che regni, 325
Tal che all'aspetto mi rassembra un Nume:
O Nèstore Nelide, il vér mi narra:
Come perì l'Atride ampio-regnanteAgamennóne? Menelao dov'era?
Come il perfido Egisto una tal morte 330
Macchinò, ch'uom di sé tanto più forteTrucidava? Lontan forse era d'Argo
Acaica Menelao? Forse egli erravaFra estranee genti, sì che, la paura
Scossa dal petto, il traditor l'uccise?" 335
? 253 "Figlio - il Nelide soggiungea -, sinceroTutto il vér ti dirò. Ben ti se' apposto:
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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