Che del viaggio al termine arrivâro, 660
Quando, caduto il Sol, scendea la Notte
A coprir di sue vaste ombre la Terra.
LIBRO QUARTO
Telèmaco in Isparta
GIUNTI amendue i garzon nella vallea,
U' l'ampia Lacedèmone si estolle,
Drizzârsi ai tetti dell'illustre Atride.
Quivi il trovâr con molti amici a desco,
Ché del figlio ad un'ora e della figlia 5
Le doppie festeggiar nozze godea.
L'una al figlio spedìa del fiero Achille,
Cui darla un dì sotto le Ilìache muraPer fede si legò; tratto ad effetto
Il maritaggio allor venìa dai Numi. 10
Menelao con i cocchi ed i corsieriAll'inclita città condur la féa,
Là 've Pirro sui Tèssali regnava.
Di Sparta una fanciulla, inclita proleD'Alèttore, l'Atride ancor unìa 15
Al gagliardo suo figlio Megapènte
Che, d'età grave, da una schiava ei s'ebbe;
Però che i Numi ad Èlena non diêroProle, dopo l'amabile Ermione,
Che a par dell'aurea Vènere splendea. 20
d 15 Di tal guisa pel vasto eccelso albergoGli amici ed i vicin di Menelao
Rallegràvansi a mensa; a lor da canto,
Vate divino percotea la cetraCantando: due tra loro agili e presti 25
Saltator, intonando una canzona,
Rotàvansi nel mezzo all'adunanza.
d 20 Nell'atrio in questa, del regal palagio,
Di Ulisse e di Nestòr gl'incliti figliArrestâro i corsier. Processe e il primo 30
Gli adocchiò Eteonèo, vigile servoDel Re, ed accorse a dar l'annunzio al chiaro
Pastor di genti; stàndogli al cospetto,
Con volubili voci a dir si prese:
d 26 "Ecco due forestier, coppia d'Eroi, 35
Prole rassembran del tonante Iddio.
Dimmi, o diletto al Ciel Re Menelao,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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