Donna, come tu avvisi. Ah! sì d'Ulisse
Tali i piè, le man tali e degli sguardi 200
L'animoso vibrar, tale il bel capoE la chioma di che sopra si adorna.
Ed or che rammentai gli aspri travagliCh'ei sostenne per me, dal ciglio amare
Sgorgàvangli le lagrime e col manto 205
Porporino che alzò, le luci ascose."
d 155 E Pisìstrato: "Atride, amor di Giove,
Duce di genti, è vér, questi è suo figlio,
Come appunto tu di'; ma verecondo,
Men che degno in suo cor tenne, comparso 210
Pur dianzi al tuo cospetto, favellarti,
Interrompendo Te di cui la voce,
Come quella di un Dio, dentro ci suona.
Me qui 'l Gerènio cavalier spedìoPer èssergli compagno: alto l'accese 215
Di vederti la brama, onde tu l'abbiaA giovare dell'opra o del consiglio.
Molti, ahi! pate in sue case affanni e doglieUn giovinetto ch'abbia il padre assente,
Se di molti la possa nol sostegna. 220
Condotto è a tal Telèmaco; remotoIl genitor, non havvi chi l'aìti
A respinger da sé tanta sventura!"
d 168 "Numi! - sclamò l'Atride -, a' tetti mieiDunque se n' venne il figlio di quel grande 225
Che m'è sì caro e che già tante e tanteRompea guerre per me. Ben avea fermo
Di accôrlo con amore e di onorarloSovra tutti gli Achei, se 'l mar percorso
Con le navi veloci, ad amendue 230
Consentiva il redir l'Onniveggente.
Per lui fondata una città e un palagioConstrutto in Argo avrei, perché adducesse
I suoi tesor dalla natìa contradaEd il figlio e le genti; ovver traslati 235
I cittadini avrei da una vicinaAltra, su cui lo scettro mio si stende.
Là, spesso insieme accolti e ognor vivendo
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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