Pur di recare a' Tròi sterminio e morte.
Lì sorvenisti e lo t'ingiunse un Nume
Che dar gloria a' Troian volgeva in mente.
Di beltà pari a un Dio, preméati l'ormaDeìfobo. Tre volte circuisti 365
Il cavo agguato e 'l brancicasti, e i primiChiamasti a nome degli Achei, la voce
Contraffacendo di lor donne. AssisiNel mezzo, io, Diomède e 'l divo Ulisse
La tua chiamata udimmo. Io ed il Tidide 370
Sbalzar fuor volevamo impetuosiO dal chiuso alvo almen farti risposta;
Ma ci ripresse e ci contenne Ulisse,
Benché bramosi. Stavano in silenzioTutti d'Èllade i figli; Ànticlo solo 375
Risponderti volea, ma con le fortiMani sì gli calcò la bocca Ulisse,
Che salvò gli Achei tutti; e 'l comprimeaFinché tratta di là t'ebbe Minerva."
d 290 "Ciò vie più mi tormenta, inclito Atride, 380
- Il garzon ripigliò -. Non senno accorto,
Non indomito ardir rincontro a fieraMorte schermo gli fûr; perir dovea,
Chiuso avesse nel petto un cor di ferro.
Ma, deh! a corcar ci manda, onde soave, 385
O Re, discenda a confortarci il sonno."
d 296 Tacque; e tosto l'Argiva Èlena imposeDi por sotto la loggia alle captive
Due letti, e belle porporine coltriGettarvi, e su distendervi tappeti 390
E vesti altre vellose atte a coprirli.
Fuor del palagio, colle faci in manoUscîr le ancelle e i letti apparecchiâro;
Guida si fece agli ospiti l'araldo.
Ambo i giovani eroi così corcârsi 395
Là nel regal vestibolo; l'Atride
Si ritirò del suo palagio eccelso,
Nella stanza più interna, e disvestitaDel sinuoso peplo, gli posava,
Oltre le belle bella, Èlena accanto.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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