Indi posa entro i cavi antri marini; 520
Spesse d'intorno a lui dormon le foche,
Razza natante di Alosìdna bella,
Dall'ondeggiante mar surte; lontanoSpandon l'amaro odor de' cupi abissi.
Colà ti guiderò, là collocarti 525
Vo' acconciamente al comparir dell'alba;
Tu de' compagni che ti son ne' legni,
Tre con istudio eleggi i più animosi.
Ecco le ascose e astute arti del veglio:
Novererà le foche a cinque a cinque, 530
Affisàndole tutte; indi nel mezzoSi corcherà come pastor tra il gregge.
Vinto dal sonno appena, esser vi cagliaForti ed arditi; e lui che in tutte guise
S'agita, si dibatte e sfuggir tenta, 535
Configgete di forza. Ei trasformarsiIn tutto ciò vorrà, che in terra ormeggia,
In acqua, in fuoco che dal Ciel s'avventa.
E voi, fermi, vie più lo costringete.
Ma quando interrogarti alfin gli piaccia, 540
Ritornato alla forma in che dormìa,
Dal fargli forza, eroe, cessa; e 'l vegliardoSciolto, il dimanda, chi tra' Numi tanto
T'affligge ed il ritorno ti contende,
E di qual guisa per lo mar pescoso 545
Redir ti è dato alla natìa contrada".
d 425 Posto fine al suo dir, nel mar ondosoL'alma Dea si attuffò. Vèr le mie navi,
Schierate in su la sabbia, io 'l piè movea;
Molte lungo il cammin cure funeste 550
M'oscuravano il cor. Come pervenniSu la mia nave, fu la cena in punto;
Sorgiunta l'immortal Notte, in sul litoAl mormorar dei flutti ci addormimmo.
Ma come incolorò di rose il cielo 555
La figlia del mattin, lungo la rivaMe n' gìa del vasto pelago, non pochi
Affettuosi al Ciel prieghi porgendo;
I tre in che posi ognor tutta fidanza
| |
Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
|
|
Alosìdna Ciel Numi Posto Dea Notte Ciel
|