Molti di lor perîr, molti campâro:
Due soli Duci de' valenti Argivi
Nel ritorno morîro (a te son contiQue' che cadean pugnando); un altro ancora 640
Vive, ma 'l si ritiene circuitaDal vasto mar un'isola nel grembo.
Perě co' legni di gran remi armatiAiace. Prima l'appressň Nettuno
All'enormi Girče rocce e da' flutti 645
Scampo gli dič; certo schifato avrěaLa crudel Parca, benché a Palla in ira,
Se un motto non lanciava ebro d'orgoglio,
Che fatal gli tornň: "Sfuggir vo' - ei grida -,
In dispetto agli Dči, le tumid'onde." 650
Come Nettun l'udě menar tal vampo,
Dič di piglio con man forte al tridente,
Percosse la Girča roccia e da cimaAl fondo la spaccň; parte lě stette,
L'altra nel mar precipitň: (e fu questa 655
Su cui, furendo pria, sedéasi Aiace).
Travolto giů del mar ne' cupi abissi,
Poi che la salsa ei bevve onda, perěo.
Sfuggito avea ne' legni suoi la morteIl tuo fratel, cui pose Giuno in salvo. 660
Ma come al capo eccelso di Malča
Fu presso, il rapě un turbine e 'l sospinseNon senza molti gemiti e sospiri,
Lŕ nell'estremitŕ della campagna,
Dove Tieste un tempo e dove allora 665
Teneva Egisto Tiestěade stanza.
Giŕ brillava felice in quel momentoAgli occhi di Agamčnnone il ritorno,
Drizzâro i Numi lo spirar del vento,
Tal che le navi in porto entrâr; gioioso 670
Nella piaggia natěa scese l'Atride,
La toccň, la baciň, calde dagli occhiGli traboccâr le lagrime alla vista
Sě dolce e cara della patria terra.
Ma da un'alta vedetta il discoverse 675
L'esplorator che collocň lassusoIl fraudolento Egisto e a cui promise
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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