Ah! se dell'arduo calle in che si è messo,
Giungéami voce, benché d'ir bramoso,
Avvinto rimarrìa tra le mie braccia, 960
O me lasciava in queste soglie estinta.
Ma voli un servo ed a me Dòlio chiami,
L'antico schiavo che già il padre diemmi,
Quand'io me n' venni in Ìtaca e che or curaDell'arboroso mio giardin si prende: 965
Tosto si rechi appo Laerte; a luiTutto che m'ange narri; il veglio forse
Qualche consiglio rinverrà, al cospettoSi recherà del popolo e dorrassi
Di color che sua stirpe e del divino 970
Ulisse braman disterpar dall'imo."
d 742 "Donna mia! - rispondea l'affettuosaBàlia Euriclea -, o tu con dispietato
Ferro m'uccida o lo star mi consentaIn questa reggia, il vér non ti fia ascoso. 975
Tutto sepp'io, quant'ordinò gli porsiPrebenda e vin soave; ma col giuro
Grande mi strinse, di non farti accortaDel suo partir, che al dodicesmo giorno,
Salvo ch'Ella t'interroghi - soggiunse -, 980
O del mio dipartir s'abbia contezza",
Tanto il prese timor, non forse il piantoAlla tua gran beltà recasse oltraggio.
Or tu, deh! prendi un bagno e in bianca vesteA sommo il tetto del palagio ascendi 985
Con le tue ancelle, là Minerva invoca,
Figlia di Giove Egìoco, e l'alma divaDa morte il guarderà; ma dell'afflitto
Vecchio non inasprir vie più il cordoglio;
Non cred'io no che abbian gli Eterni in ira 990
D'Arcèsio il sangue; sorverrà di luiDa qualche parte un giorno il discendente,
Che di questi palagi alti e de' pinguiRemoti campi suoi terrà il governo."
d 758 Con questi accenti le calmò la doglia 995
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Dòlio Laerte Euriclea Minerva Giove Egìoco Eterni Arcèsio
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