E 'l pianto le ripresse. Ella bagnossi,
Di bianche vesti si adornò, salitaAd alto con le ancelle, il sacro farro
Nel canestro depose e orò a Minerva:
d 762 "Indomita di Giove inclita figlia, 1000
Se 'l sapiente Ulisse in sua magionePingui d'agna o di toro anche mai t'arse,
Deh! mi serba oggi, o Dea, la rimembranza,
Il caro figliuol mio guàrdami; e quinciGli oltracotati e rei Proci discaccia." 1005
d 767 Al fine del suo dir mise ella un pioFlebile grido; e l'occhi-glauca Diva
Pieno il vóto le féa. Le sale intantoDel palagio oscurato empieano i Proci
Di tumulto, ed alcun di que' superbi: 1010
d 770 "Certo - sclamò -, l'ambita alma reginaOr ci appresta le nozze, ignara al tutto
Che a morte già Telèmaco se n' corre."
d 772 Così costor, ma ignari essi medesmiEran di tutto che lor si apprestava. 1015
d 774 E l'Eupìtide: "Ahi! temerari; or tuttiL'arrogante parlar cessate un tratto,
Onde non giunga a penetrar lì dentro.
Su via, sorgete taciti e 'l consiglioChe per noi tutti si assentì, or s'adempia." 1020
d 778 Tacque, ed eletti vénti prodi al litoIn fretta s'avviò. Varâr nell'alto
Il pin veloce; alzâr l'albero, i remiAssettâr entro volgitoi di cuoio,
Tutto a modo adoprâro; indi le bianche 1025
Vele apersero al vento. Arditi serviArmi recâro e nel mar alto il legno
Fermâr, dal canto donde l'Àustro spira.
Cenâro, lì pur Èspero aspettandoChe porga lor della partenza il segno. 1030
d 787 Ma la regina nell'eccelse stanze,
Mesta giacea; non cibo, non bevandaRicordò mai: nel cuore ansia volgea,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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