Che visita o nel mar. Molti nemiciInsidiando agognano immolarlo, 1075
Pria ch'ei ritorni alla natìa contrada."
d 824 "Fa' cor! - Lo spettro tenebroso aggiunse -
Sgombra dal sen queste paure! Il segueCompagna tal, di sì fiera possanza,
Che ognun per sé ne bramerìa l'aìta, 1080
Palla Minerva! che di Te pietosa,
Or queste a t'annunziar cose m'invia."
d 835 Penèlope gridò: "Se in vér se' Diva,
O se la voce di una Diva udisti,
Ahi! del mio sposo misero mi parla... 1085
Vive egli ancora? L'almo Sol si gode?
O lo scagliò tra gl'inferi la Morte!"
d 835 "S'ei viva o no - rispose l'esil'ombra -,
Dato non m'è di farti manifesto;
Mal fa chi vani accenti all'aura spande." 1090
d 838 Tacque e pel varco ond'era entrata, uscìo,
Mischiossi all'aure e sparve. IncontinenteL'Icàride destosse e 'l cor gentile
Di gaudio in petto rifiorir sentìa,
Perocché accorse nella fitta notte 1095
Svelato un sogno ad accertarle il vero.
d 842 Già montati in sul legno, ìvan solcandoL'equoree strade i Proci, atroce morte
Macchinando a Telèmaco. Tra l'aspraSame ed Ìtaca, sorge in mezzo all'onde 1100
Un'isola scoscesa e non già grande,
Asteri è detta, d'ambo i lati schiudeSicuri porti al valicar dei legni.
Quivi i Proci al garzon metteano agguato.
LIBRO QUINTO
La Zattera d'Ulisse
DAL letto di Titón surta l'Aurora,
Portava ai Numi ed a' mortali il giorno;
E già tutti a concilio erano assisiGli Eterni, con in mezzo il Fulminante
Di suprema possanza. A lor Minerva 5
Noverava d'Ulisse i molti affanni,
Revocandoli in mente; ché non leve
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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