Carca di grappi, vite giovinetta;
Posti a distanza egual, quattro bei fontiLimpid'acque volvean; vicini prima,
Scevrati indi, scorreano in mille rivi. 90
Lungo i margini lor verdeggian lietePraterie, molli d'apio e di viole;
A tal vista, anche un Dio meravigliandoDi gioia sentirìa l'animo empirsi.
Attonito risté Mercurio: e poscia 95
Che tra sé tutte cose a lodar ebbe,
Ratto al capace speco entro si mise.
Né come vide il messagier celeste,
L'inclita Dea Calipso il disconobbe:
Ché non è l'uno all'altro Nume ignoto, 100
Benché gli alberghi lor distin d'assai.
Né Mercurio trovò dentro l'eroe:
Gemea sul lito assiso; e al par di prima,
Lì con pianti e sospir, con doglie acerbeStruggéasi l'alma; al mar voraginoso 105
Tenea fitto lo sguardo e lagrimava.
Posto che l'ebbe su lucente e miroSeggio l'inclita diva, interrogollo:
e 87 "Perché venisti a me, pregiato e caroNume dall'aureo caducèo, Mercurio? 110
Non fu tua usanza già di visitarmi.
Àprimi la tua mente; il cor mi spira:
Se spetta a me, di adempiere i tuoi vótiE se adèmpierli pur possibil fia.
Or via, mi segui all'ospital convito." 115
e 92 Detto, la mensa appósegli davanti,
Ricoverta d'ambrosia; e 'l rubicondoNettare gli versò; cìbasi e bee
L'Argicìda. Quand'ei l'animo senteRistorato a suo grado, a dir si prese: 120
e 97 "M'interroghi, perché qui mi condussi,
Tu Dea me Dio? Candido il vér chiarirti
Èccomi presto, poiché tu 'l m'ingiungi.
Qui l'Olìmpio m'invia contro mia voglia:
Chi percorrer da sé vorrìa mai tanta 125
Salsa acqua immensa? Lì città non sorge,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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