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      Sul tenebroso mar. Limpide linfe,
      Candidi pani e fervido Lièo, 210
      Che forza infonde e l'animo conforta,
      Io stessa v'imporrò, sì che la fameDa te lunge rispinga; altre indossarti
      Vesti vogl'io; destro spirarti un ventoChe alla terra natìa t'adduca illeso, 215
      Purché tal sia il voler de' Sempiterni
      Numi del Ciel che in senno ed in possanzaMe pur troppo soverchiano d'assai."
      e 171 Ulisse inorridì. "Certo - rispose -,
      Altro, o Diva, pensier tu volgi in mente; 220
      Non il congedo mio, poiché m'ingiungiAffrontar su tal cimba il tempestoso
      Fiero abisso del mar, che le velociVaste navi non varcano, quantunque
      Del vento liete, che a lor Giove spira. 225
      No, non la salirò contro tua voglia,
      Se a me giurar, o Dea, prima non degniCol giuramento degli Dèi 'l più grande,
      Che altro danno patir da te non deggia."
      e 180 Sorrise l'alma Diva e della destra 230
      Il blandì e sì gli disse: "Ahi! sconoscente!
      Ben se' ricco di senno e ben si appareQuant'è il sospetto che di me ti prese!
      Siate voi dunque testimoni, o Terra,
      O Ciel superno e tu che ti rivolvi 235
      Sotterra onda di Stige, appo i beatiNumi giuro il più sacro e 'l più tremendo,
      Che afflìggerti non vo' d'altra sventura,
      Ma penso e dico ciò che per me stessaTorrei, se fossi a tali strette addotta. 240
      Sincera ho l'alma, ned in questo pettoCor di ferro si annida, anzi 'l mi sento
      Tenero, ahi! troppo, e di pietade amico."
      e 192 Detto, ratta il precorse ed ei 'l vestigioDella Ninfa seguìa. Giunti alla grotta, 245
      La Diva ed il mortal, questi nel seggioDonde sorto Mercurio era, adagiosse.


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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