Non di fervido Sol raggio, non pioggiaDirotta tra di lor penetrò mai:
Tanto crebbero densi ed intrecciati!
Sottentrovvi l'eroe. Ratto movendo 605
Le mani intorno, un letto ampio vi pose,
Ché gran copia di fronde ivi era sparsa,
Tal che due ricoprire o tre potrìaUomini, al furiar di crudel verno.
Esultò a quella vista, asserenosse 610
Il divo Ulisse, si corcò, e di frondeEnorme addosso si tirò un acervo.
Com'uom solingo in sul confin d'un campo,
Tizzo nasconde sotto 'l cener bruno,
Per serbar vivo della fiamma il seme, 615
Che d'altronde raccendere gli è tolto,
Sì tra le fronde ei si celò. MinervaDolce sonno gli infuse e le dilette
Palpèbre gli velò perché repenteL'affaticato eroe posi e respiri. 620
LIBRO SESTO
Arrivo di Ulisse presso i Feaci
STANCO l'inclito eroe di tanti affanni,
Quivi posava in fin dal sonno oppresso.
Ma de' Feaci vèr la popolataCittà Palla volò. Questi da prima
I vasti d'Iperèa piani abitâro, 5
Appo i Ciclopi, gente atroce e fiera,
Che di rapine gli affliggea e di lutti,
Perché di gagliardìa li soverchiava.
Quindi a migrar di là gli persuaseNausìtoo, a un Dio sembiante, che in Ischerìa, 10
Da' mortali ingegnosi allor divisa,
Gli addusse e stanza qui a fermar locolli.
D'una città constrùssevi la cerchia,
Magioni fabbricò, delùbri eresseE le terre divise. Ma già domo 15
Dalla Parca funesta, ito era a Pluto;
Regnava Alcìnoo allor, da' Numi stessiNe' provvidi consigli ammaestrato.
Scese Minerva nel costui palagio,
Ché d'Ulisse il ritorno in cor volgea. 20
Vèr la stanza volò dedàlea, in cuiGiovinetta dormìa, che di fattezze,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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