Tal veniva l'eroe vèr le fanciulle
(Necessità 'l traea) quantunque nudo.
Sozzo di marin limo, apparve a tutteOrribile; qua, là per l'alte rive
Fuggivano. Risté Nausìcaa sola, 190
Cui nell'animo ardir Minerva infuseE di temenza le francò le membra.
Ferma, di contra si piantò e l'attese.
Volgea tra sé l'eroe se le ginocchiaSupplice le abbracciasse o se con blande 195
Voci pregarla di lontan dovesse,
Che la città gli mostri e che il sovvengaPur d'una vesta. In suo pensier prepose
Questo consiglio, ché temea col toccoDelle ginocchia, concitarne l'ira. 200
Con dolce e accorto dir quindi incomincia:
? 149 "Te imploro, alma Regina. Ah! di che nomeChiamar ti deggio? Diva o mortal donna?
Se Diva se', che 'l Cielo abiti immenso,
All'esimia beltade, agli atti, all'alta 205
Maestà delle forme in tutto assembriArtèmide di Giove inclita figlia.
E se tu delle donne una pur sei,
Che albergan sulla terra, ah! mille volteIl genitor, la madre, e' tuoi germani 210
Mille volte beati! Oh! quanta gioiaSempre la tua mercé lor petti inonda,
Scorgendoti in sul fior di giovinezzaPercorrer lieta delle danze i cori!
Ma sovra gli altri tutti, oh! se beato, 215
Chi di presenti nuziali onusta,
T'addurrà a' tetti suoi. No, tra i mortaliNon vider gli occhi miei miracol tale
Né in uom, né in donna mai! Nel rimirartiRiverenza e stupor tèngonmi oppresso. 220
Di Febo appo l'altar, sì vid'io in Delo
Bel rampollo di Palma èrgersi all'aura;
Ch'ivi alla guida di non poche genti,
Pur mi condussi un dì. Fatal viaggio!
Donde già originâr mie disventure!
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Necessità Nausìcaa Minerva Regina Diva Cielo Giove Febo Delo Palma
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