Non mi scorse gran tempo. Oh! mai non fiaChe nel vostro cospetto osi lavarmi.
Divičtami 'l pudor, sģ disvestito,
Anzi a sģ adorne giovani mostrarmi."
? 223 Le fanciulle arretrārsi e riportāro 310
Alla vergin quel detto, ed ei col fiume,
Via tolse il limo, che alle terga e a' latiOmeri gli si apprese; indi la testa
Dalla sozzura del mar fiero asterse.
Lavato ed unto, s'indossņ que' panni 315
Che a lui l'intatta vergine largģo;
Gią Minerva, di Giove inclita figlia,
Il fe' apparir pił grande e maestoso;
Gił dal capo cader gli féo la chiomaIn ondeggianti anella, al fior sembiante 320
Giacintino. Qual fabbro industre, a cuiTutti dell'arte disvelār gli arcani
Il buon Vulcano e l'Atenča Minerva,
Scorrer fa l'oro al fine argento intorno,
Sģ che gli esce grazioso il lavorģo; 325
Tal d'Ulisse sugli omeri e sul capo,
Decoro e venustą Palla diffuse.
Ito in disparte, ove pił sorge il lido,
Disfavillante di beltą e di grazia,
L'eroe si assise; la regal donzella 330
Stupģ e alle fanti dal bel crin sģ disse:
? 239 "Udģtemi, or che v'apro il pensier mio,
Leggiadre ancelle. No, contra la menteDi tutti i Numi che in Olimpo han seggio,
Questo stranier non giunse alla contrada 335
De' nobili Feaci. Ei m'ebbe vistaD'uomo ignobile prima, ed or m'assembra
Un nume abitator del Ciel immenso!
Piaccia agli Eterni, che tal fia coluiChe nomerņ mio sposo! Oh! qui sua stanza 340
Fermasse e qui restar fosse contento!
Ancelle, or via; di cibo e di bevandeL'ospite a sovvenir tosto accorrete."
? 247 Udīrla intente ed obbedīr. Accanto
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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