Sostò nell'atrio il carro; a lei d'intorno 5
Restrìnsersi, leggiadri a par di stelle,
I germani; dal temo altri disciolseLe mule, altri portò dentro le vesti.
Ella ad alto salì; raccese il focoEurimedusa, un'attempata fante 10
Che i larghi legni un dì recâr d'Epiro;
Tra molte scelta, l'ebbe Alcìnoo in donoDa' Feaci, su cui stendea lo scettro
E che al pari di un nume udìan le genti.
Costei Nausìcaa dalle nivee braccia 15
Rallevò nella reggia, ed ora il fuocoLe raccendeva e le imbandìa la cena.
? 14 Sorse in questa l'eroe per avviarsiVèr la città; di folta nebbia intorno
Minerva, cui diletto era, il coverse, 20
Onde qualcuno de' Feaci alteriNol motteggi tra via ned il richiegga
Dell'esser suo. Ma come il piè metteaNell'amabil città, gli si fe' incontro,
A giovinetta vergine sembiante, 25
Che porti un'urna, l'occhi-glauca Diva;
Stéttegli a fronte ed egli interrogolla:
? 22 "Vuo' tu, figlia, condurmi alla magioneD'Alcìnoo, regnator di queste genti?
Da remota contrada or qua venn'io, 30
Pellegrino infelice, e non conobbiNé di questa città, né de' cultori
De' vostri campi abitatore alcuno."
? 27 "Il tetto di che parli, ospite padre,
Mostrar ti vo' - rispósegli Minerva -; 35
Ché il mio buon genitor d'allato alberga.
Così tacito va', né sguardo o voceDrizzar ad alcun mai. Non è cortese
Qui 'l popolo agli estrani e non accoglieCon lieto viso chi d'altronde approda. 40
Posta fidanza nelle ratte navi,
Gl'immensi flutti varcano; tal possaDiè Nettuno a' Feaci; i costor legni
Volano come l'ali od il pensiere.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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