Pagina (131/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      L'isola Ogėgia, ivi Calipso ha stanza, 330
      Del sommo Atlante l'ingannevol figliaDall'aureo crin, terribil Dea con cui
      Nullo, né nume né mortal si unėo.
      Me qualche fera Deitā lė trasse,
      Ond'čsserle infelice ospite solo, 335
      Poscia che il mio navil con la roventeFolgor percosse e conquassō l'Olėmpio
      Nel tenebroso mar. Quivi i miei prodiTutti perîr; sol'io d'ambe le braccia
      M'avvinghiando del legno alla carena, 340
      Errai per nove dė; ma nella buiaDecima notte, all'isola di Ogėgia
      Mi spinsero gli Eterni, ove Calipso
      Bella e terribil diva abita; lietaM'accolse, mi dilesse e mi nutrėa, 345
      Dicendo pur di rendermi immortaleE di vecchiezza in tutti i tempi immune.
      Ma non mosse il mio cor né 'l persuase.
      Sette anni interi stetti lė, pur sempreQuelle che diemmi in don vesti divine 350
      Irrigando di lagrime. Ma quandoL'ottavo anno si volse, ad esser presto
      La Dea m'ingiunse a sųbita partenza:
      O di Giove al comando, o di sua menteSi mutasse il consiglio; accommiatommi 355
      Su ben conteste travi e doni moltiDiemmi: candido pane e vin soave,
      Di adorni mi vestė panni immortaliE fe' un destro spirare innocuo vento.
      Per sette e dieci dė, co' ripercossi 360
      Remi correva sull'equoree vie.
      Al nuovo Sol, mi sorsero a rincontroDi quest'isola vostra i monti ombrosi;
      A quella vista, co' sussulti in petto,
      Lieto il cor mi gioė! Misero! ancora 365
      Forza mi fu lottar con la sventuraChe suscitommi incontra Enosigčo;
      Incitō i včnti, mi fermō ogni via,
      Immenso il mare sollevō. Del fiottoL'impeto non patė, che me portasse 370
      Gemebondo il mio legno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Ogėgia Calipso Atlante Dea Deitā Olėmpio Ogėgia Eterni Calipso Dea Giove Sol Enosigčo