Drizzàvasi l'araldo. Al lido intantoI cinquanta avviârsi e due garzoni, 60
Come imposto ebbe il Re. Scesi alla piaggia,
Lanciâr la nave sui marini abissi;
L'albero alzâro con le vele; i remiAvvolser entro volgitoi di cuoio,
Disposer tutto a modo e dispiegâro 65
Delle candide vele il seno al vento.
Di vèr la parte donde l'Àustro spira,
Nell'alto mar sospinsero la nave;
Indi alla reggia il piè volsero in fretta.
Già i portici, i cortili e del palagio 70
L'interne stanze, tutte empieano a un trattoGiovani e vegli, congregati ad una.
Dodici agnelle il Re immolò, ben ottoVerri dal bianco dente e due gran tori
Dal vigoroso piè. Nudâr de' velli 75
L'ostie, póserle a brani ed imbandîroSplendida mensa. Sorvenìa l'araldo
A guida del cantor, caro alla Musa,
Che il ben col mal gli contemprò: degli occhiIl vedovò, ma gli largì 'l bel dono 80
Del dolcissimo canto. In su d'un seggioIl collocò, d'argentee borchie adorno,
Il banditor, nel mezzo ai convitati,
E 'l seggio a una colonna alta vi affisse;
L'arguta cetra indi a un caviglio appese 85
Sul capo al vate e come a staccar l'abbia,
Drizzàndogli la man, fécelo accorto.
Elegante gli pose accanto un descoCon un paniere e di vin colmo un nappo,
Perché a suo grado di Lièo s'allegri. 90
Come le mani sulle apposte dapiCiascuno stese e del mangiar, del bere
Ebbe nel sen ripresso ogni desìo,
Eccitò a celebrar la Musa il vate,
Le gesta degli eroi col nobil canto, 95
Di cui la fama sino al Ciel salìo:
La contesa d'Ulisse e del Pelide,
Che tra lor già scoppiò con detti acerbiNel solenne agli Dèi sacro convito.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Musa Lièo Musa Ciel Ulisse Pelide
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