Salvo Nettun che al Nume ignipotentePorger non mai cessò fervide preci
Che Marte liberasse e soggiungea:
Sciòglilo, degli Eterni alla presenza, 460
Marte satisferà come tu ingiungi,
Quanto 'l giusto domanda; io 'l ti prometto."
? 350 "O della Terra scotitor - soggiunseL'offeso d'ambo i piedi inclito Iddio -,
Mal ti si addice un tal comandamento. 465
Trista è la securtà data pe' tristi.
Se Marte fugge e fràncasi ad un tempoDel debito e de' lacci ond'ora è avvinto,
Potrò forse de' numi anche al cospettoCostrìngerti a servar ciò che or prometti?" 470
? 354 "Vulcan - soggiunse il magno Enosigèo -,
Se Marte fugge e 'l debito non solve,
Mi ti lego per fede io di scontarlo."
E Vulcan: "Rifiutar la tua promessaFôra men che decente e men che giusto." 475
? 359 Sì dicendo, spezzò del Dio la forzaL'aspra catena. Come furon sciolti,
Via gli amanti fuggirono. GradivoLànciasi in Tracia; riparò la Diva
Del riso amica, a Cipri, ed entrò in Pafo, 480
Ove le è sacro verdeggiante un boscoEd un'ara odorata, ove le Grazie
Le candide alla Dea membra lavâro,
Indi sparser su lei divina essenzaChe vie più la beltà de' Numi infiora. 485
Vestîrla in fin d'un abito sì adorno,
Che a vederlo miracolo parea.
? 367 Così cantò l'inclito vate; Ulisse
Giubilando l'udìa, del par che tuttiI di Feacia naviganti illustri. 490
? 370 Ad Alio il Re ed a Laodamante
A danzar soli nell'arena ingiunse,
Ché niun con loro gareggiare ardìa.
? 372 Dato di piglio ad una porporinaPalla superba, che lor féa l'industre 495
Pòlibo; su, fino alle fosche nubi,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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