Il gran cavallo che d'inteste traviEpèo, scorto da Pàllade, construsse.
Mole che penetrar féo nella rocca, 655
Insidiando, il divo Ulisse, posciaChe gli ascose nel grembo inclita schiera,
Per cui Troia fu già cacciata al fondo.
Se fil filo dirai siffatti eventi,
Attestare m'udran gli umani tutti, 660
Subitamente, che benigno un Nume
Cotesto t'inspirò canto sublime."
? 499 Agitato da un Dio, fe' tosto il vateRisuonare i suoi canti, e narrò in prima
Come gittato nelle tende il fuoco, 665
Montâro i legni e navigâr gli Argivi;
Gli altri d'intorno al valoroso Ulisse
Sedean, nel grembo del cavallo ascosi,
Tra il popolo de' Tròi, perché e' medesmiAll'ardua rocca in vetta il trascinâro. 670
La mole ivi torreggia; assise intorno,
Incerti avvisi aprìan le Ilìache turbe.
Tre sentenze agitàvansi: od il cavoLegno spezzar col ferro, o tratto ad alto
Precipitarlo sull'alpestri rocce, 675
Od assentir che immane adornamentoQuivi resti a placar l'ira de' Numi.
Quest'ultima prevalse: Ìlio ebbe in fatoDall'imo ruinar, quando in suo grembo
Accolto avesse quel cavallo enorme, 680
In che seggendo i più valenti Argivi
Porterebbero a' Tròi sterminio e morte.
Cantò indi 'l vate, che del cieco agguatoFuor gli Argivi versàtisi, l'eccelsa
Disertavan città; che mentre gli altri 685
Prodi al suol l'adeguavano, già Ulisse,
Qual Marte, corse col minore Atride,
Di Deìfobo ai tetti, ove un orrendoConflitto a sostener ebbe, da cui
Auspice Palla, vincitor n'uscìo. 690
? 521 Questi del vate i canti. InteneritoStruggéasi Ulisse; e giù dalle palpèbre
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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