Pagina (152/437)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Scorrea le gote ad irrigargli 'l pianto.
      Qual donna piange il suo sposo dilettoChe alla città davante e al popol cadde, 695
      Respingendo dai figli e dalla terraNatìa l'ultimo giorno: ella che il vede
      Palpitar moribondo, ansia e gementeSovra lui si abbandona, al sen lo stringe,
      Empiendo l'aere d'ululi e di strida; 700
      Mentre i nemici col calcio dell'asta,
      Percotèndole gli omeri e le terga,
      La traggono a patir travagli e strazioIn dura schiavitù, vie più allor vinta
      Da immenso affanno, sull'emunte guance 705
      Largo e dirotto le discorre il pianto;
      Così Ulisse piangea. Pur, tenne ascoseLe dolorose lagrime agli astanti,
      Ned accorto si fe' che Alcìnoo solo,
      Sedutogli d'appresso e che i sospiri 710
      Gravi n'udìa; però vòlto a' Feaci:
      ? 536 "O prenci - disse -, o condottier! deh! 'l vateSospenda il suono dell'arguta cetra,
      Ché gradito del par non giunge a tuttiDe' suoi carmi 'l tenor. Sin dal momento 715
      Che le mense levârsi e che agitatoDemòdoco da un Dio, volar fe' il carme,
      Dal gemer non risté l'ospite mai;
      Certo gl'invase 'l cor grave cordoglio.
      Dunque 'l vate desista, acciò che tutti 720
      Diàmci insieme al gioir: l'ospite e noi;
      Ecco ciò che fia bello. È presta omaiPel venerando forestier la scorta
      E' doni che gli offrimmo affettuosi.
      Chi senso ha in core e fior di senno, tiènsi 725
      L'ospite e 'l pellegrin come fratello.
      Però tu ancora non celarmi ad arteQuel di che voglio interrogarti; meglio
      Ti tornerà chiarirmi il vero. Or dimmi:
      Di qual nome la madre e 'l genitore, 730
      I cittadini e' tuoi vicin chiamârti;


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





Ulisse Alcìnoo Feaci Dio