Nelle sue grotte, vinta dal desìoDi fàrmisi consorte; invan l'astuta
Circe che regna là l'isola Eèa,
Me in suo palagio ritenea, bramosa 40
Pur d'avermi a suo sposo; ché non maiHànnomi 'l cor, qui dentro persuaso.
Tanto dolce è l'amor del natìo locoE de' parenti, ned un ricco albergo
A confortar varrà, chi da' suoi cari 45
In terra estrania vìvesi disgiunto.
Ma poiché tanto di saper t'aggrada,
Quel che l'Olìmpio Sir diemmi da Troia
Doloroso ritorno, io 'l ti racconto.
? 39 Dipartiti di là, me 'l vento spinse 50
Alle piagge de' Cìconi, rimpettoD'Ìsmaro alla città ch'io saccheggiai,
Posti col ferro gli abitanti a morte.
Già le spose rapite e le dovizie,
Compartimmo del par tutta la preda. 55
Qui gli esortai fuggir con piè veloce;
Ma gli stolti al mio dir non obbedîro.
Quivi sul lito a tracannar si diêroGran copia di Lièo, molte sgozzando
Pecore e tori dal flessibil piede. 60
In questo mezzo, i Cìconi gridâro,
Ch'eran molti e gagliardi e che più addentroAlbergavano. Sperti eran costoro
A pugnar su d'un carro ed al bisognoA fermo piede. Mattutini accorsero 65
Quanti ha foglie ed ha fior la Primavera.
Ma di Giove il destin, miseri! in questa,
Addosso ci piombò per disertarci.
Schierati anzi alle navi, ci assaltâroCon alterno vibrar di ferrate aste. 70
Finché la mattutina ora splendeaE crebbe il sacro dì, far testa ardimmo,
Benché fossero innumeri; ma quandoDechinò il Sole vèr l'Occaso e 'l tempo
Rimenò, che dal giogo i buoi si sciolgono, 75
Tal fêr impeto i Cìconi, che in fugaTravolsero gli Achei. Perdé ogni nave
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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