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      Ma dimmi: giunto qua, dove lasciastiLa ben construtta nave? in sul confine
      Dell'Isola, o vicin? Parla ond'io 'l sappia."
      ? 281 Di questa guisa favellò il Ciclope, 365
      Insidiando; ed io, del mondo esperto,
      Penetrai la sua mente e alla mia volta,
      Con parole ingannevoli risposi:
      ? 283 "Nettun, battuta contro ad uno scoglio,
      Ruppe la nave mia, là presso al monte 370
      Che d'esta terra sul confin si estolle.
      Qua, là sui flutti ne disperse il ventoGli avanzi; ed io con questi miei compagni,
      Da un dispietato fin campammo a stento."
      ? 287 Non risponde il crudel, ma impetuoso 375
      Lànciasi e sovra i miei le branche avventa.
      Due ad un tratto ghermì; contra ad un sasso,
      Quai cagnuoli sbattendoli, le sparseCervella ad irrigar correan lo spazzo.
      Poste a brani le membra indi ancor vive, 380
      La cena s'imbandì, non altrimentiChe montàno Lion le divorava,
      Né di carni lasciò, né di precordi,
      Né d'ossa o di midolle alcun vestigio.
      A sì fiero spettacolo, le palme 385
      Con angoscioso pianto a Giove alzammo,
      Di speme usciti omai. Poiché 'l fier mostroTutta s'ebbe l'enorme epa ricolma
      D'umane carni, e puro latte in copiaSovra vi tracannò, giaceva immenso 390
      Tra le gregge nell'antro. IncontinenteNell'audace mio cor, fermo appressarlo,
      Tirar dal fianco l'affilata spadaEd al petto ferirlo, ove si fascia
      La corata dal fegato, e già al ferro 395
      La destra mi correa, se non che un altroAvviso mi arrestò. Quivi noi pure
      Di crudel morte perivam; ché indarnoCon le braccia tôr via tentato avremmo
      L'enorme roccia che il gigante impose 400


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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