Trovammo i miei, che assisi ad esse intorno,
Non senza pianto ci attendean mai sempre.
Giunti, tirammo in secco il pin veloce,
Ci gittammo nel lido, indi fuor trattoDel Ciclope l'armento, il compartimmo, 720
Sì che di parte egual ciascun fu lieto.
Partite l'agne, il superbo arieteDiêro in disparte a me solo i miei Prodi.
Lungo il lito l'offersi ostia all'Olìmpio,
Che d'atri nembi s'involgendo, regna 725
Sovra tutti gli Eterni e l'anche n'arsi.
I sagrifizi e' non curò, ché in menteTutte le navi e' miei cari compagni
Già perdere fermava. Il giorno intero,
Sin che il Sol si corcò, sedemmo a mensa 730
Ricca di carni e di licor soave.
Ascoso il Sole e sorvenuto il buio,
Stesi nel lito, ne s'infuse il sonno.
Ma come rosea 'n Ciel brillò l'Aurora,
Eccitati i compagni, a loro ingiunsi 735
Salir le navi e sciôr le funi. RattoSi rimbarcâr, si assisero in sui banchi,
Percotendo co' remi il mare ondoso.
Così di là ci allargavam, feliciPel nostro scampo, ma nel cor dolenti 740
Pe' cari nostri, dal fier mostro uccisi."
LIBRO DECIMO
Avvenimenti presso Èolo, presso i Lestrìgoni e presso Circe
GIUGNEMMO nell'Eòlia Isola; quiviL'Ippòtade abitava Èolo, diletto
A' Sempiterni, in isola natanteCui cinge un muro d'infrangibil rame,
E liscia rupe le si leva intorno. 5
Nàcquergli in sua magion dodici figli:
Sei dell'un sesso e sei dell'altro, adorniDel fior di giovinezza. Èolo congiunse
In nodo marital germani e suore.
Sedean sempre elli al caro padre accanto 10
Ed all'orrevol madre, a mensa riccaDi elette dapi. Mentre il giorno splende,
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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Ciclope Prodi Olìmpio Eterni Sol Sole Ciel Aurora Lestrìgoni Circe Eòlia Isola Ippòtade Sempiterni
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