Perocché, asceso sovr'alpestre scoglio,
Isola da mar vasto incoronataVidi bassa giacer; vèr lo cui mezzo, 255
A traverso i querceti e la foresta,
Volvéansi al Cielo turbini di fumo."
? 198 A questi accenti, fràngersi nel pettoSentîrsi 'l core, i crudi atti membrâro
Del Lestrìgone Antìfate e la forza 260
Dismisurata del Ciclope orrendo,
Vorator de' mortali. Ululi e stridaMettean, non senza spargere gran pianto;
Ma che giovan le lagrime agli afflitti?
? 203 Gli divisi in due schiere; a ciascheduna 265
Preposi un duce: a guida era io dell'una,
Eurìloco dell'altra. Agitiam tostoEntro un elmo di rame ambe le sorti;
Quella del prode Eurìloco per primaFuori balzò. Ratto egli entrò in cammino; 270
Preméangli l'orma ventidue compagniPiangendo. Dietro lasciâr noi che il lito
Empievamo di gemiti. Processi,
Trovâro in ampia Valle, in su d'un poggio,
Edificata con lucenti marmi, 275
Di Circe la magione; intorno a cuiStavan lupi montani e lion fulvi,
Ch'ella medesma con funesta bevaMansuefece. Né su i miei compagni
Precipitârsi, ma sull'anche eretti 280
Scosser le lunghe code e li blandîro.
Come 'l signor che lèvasi da mensa,
Lusìngasi da' cani a cui mai sempreEsca porge gradita, in simil foggia
I lupi dalle forti unghie e' lioni 285
Lusingavano i miei; che impauriti,
Stavan de' mostri orrendi alla presenza.
Nell'atrio della Dea dall'auree chiomeSoffermârsi e udîr Circe che dentro,
Con dolcissima voce ìva cantando, 290
Mentre immensa intessea tela divina:
Quai di grazia splendenti e di beltadeDalla man delle Dive escono l'opre.
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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437 |
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