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      Quivi gran tela ordìa, dolce cantando,
      Non so se donna o Diva; i miei compagni 335
      Mandârle voce. Accorse e le splendentiPorte varcando, gl'invitava; tutti,
      Dissennati, seguîrla; io lì ristetti,
      Ché in cor mi s'ingerì tema d'inganno.
      Tutti ad una disparvero; né alcuno 340
      Riapparì. Gran pezzo ivi rimasiCon gli occhi intenti ad esplorar, ma indarno."
      ? 261 Tacque, ed io ratto, all'omero sospesiLa grande spada dall'argentee borchie,
      Non che l'arco sonante; indi gl'ingiunsi 345
      Ad irmi innanzi per la stessa via.
      Ed ei d'ambe le man strinse piangendoLe mie ginocchia e fe' volar tai preghi:
      ? 266 "Non trarmi là per forza, amor di Giove,
      Ma star qua mi concedi; ahi! so, pur troppo! 350
      Che tu stesso redir già non potrai,
      Ned i tuoi rimenar. Con questi adunqueFùggasi e 'l dì funesto si allontani."
      ? 270 "Qui rimanti - risposi -, in questa piaggia,
      Eurìloco; tu puoi nel legno accolto 355
      D'esca e di beva satollarti; io soloN'andrò; necessità fiera mi astringe."
      ? 274 Detto, la nave e 'l mar lasciati a dietro,
      Oltre mi spinsi. Quando per le sacreValli all'alta di Circe incantatrice 360
      Magion facéami presso, ecco Mercurio
      Dall'aureo caduceo mi venne incontroSimigliante a garzon sul di cui labbro
      Spunti il bel fior di giovinezza, adornoDi freschezza e di grazia. Il nume amico 365
      La man mi prese e disse: "Ah! perché mai,
      Misero! movi 'l piè per queste balzeA caso e solo, e non de' lochi esperto?
      I compagni ti stan, chiusi da Circe,
      Come in cupe latèbre i verri stanno. 370
      Venistù per redìmerli? Ned anche


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Odissea
di Omero (Homerus)
pagine 437

   





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